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“Ambienti indoor, è ora di prestare attenzione a quello che respiriamo”- Intervista ad Andrea Rotta

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Articolo tratto dalla rivista Millionaire, sito web www.millionaire.it

E’ possibile respirare aria sana, pulita e salutare e non ammalarsi più, in casa e ufficio? Secondo un ingegnere esperto in comfort abitativo la risposta è sì.

é diventato il tema più sentito, quello dell’aria che respiriamo all’interno degli ambienti confinati e, a tal proposito, ha qualcosa da raccontare Andrea Rotta, ingegnere e progettista di SMARTHOME: «Abbiamo l’urgenza-emergenza di migliorare l’aria che respiriamo – esordisce- Oggi siamo tutti esperti di alimentazione e di fitness; facciamo molto per far star bene il nostro corpo, ma difficilmente prestiamo attenzione all’aria che respiriamo, soprattutto a quella degli ambienti interni dove trascorriamo più del 95% del tempo della nostra giornata: l’inquinamento indoor è un killer invisibile che uccide l’uomo».

Rotta svolge, da più di vent’anni, la professione di ingegnere nell’ambito della progettazione, costruzione e gestione di impianti di climatizzazione con attenzione allo sviluppo delle energie rinnovabili e risparmio energetico. Nel 2017 ha scritto il libro ” Era meglio fare l’idraulico!” in cui descriveva la difficoltà nell’iniziare a svolgere la libera professione, sempre alla ricerca di un modo migliore di proporre ai clienti soluzioni innovative per vivere il comfort.

Andrea, era davvero meglio fare l’idraulico? Come nasce la tua storia professionale, di che cosa ti occupi nello specifico?

«Sono cresciuto in periferia a Torino, dove prendere la laurea in ingegneria non era scontato. Eppure ho sempre avuto l’obiettivo di poter dare un contributo al pianeta, di fare qualcosa di fattivo per migliorare il contesto in cui viviamo, la salute e il benessere delle persone. In questi anni di ricerca ho creato una rete di partner specializzati e affidabili per promuovere la costruzione di edifici a basso consumo e la riqualificazione energetica del patrimonio esistente, eliminando definitivamente l’utilizzo del gas. un lavoro che ormai è diventato pura passione: ogni singola abitazione, che io chiamo SMARTHOME è realizzata nell’ottica della sostenibilità ambientale che come una goccia nel mare, farà la differenza per il nostro futuro e per quello delle prossime generazioni. Ne ho parlato anche nel mio secondo libro intitolato proprio “SMARTHOME”, pubblicato nel 2019. con i miei libri, tutti scaricabili gratuitamente dal mio sito, spero di dare un contributo e un supporto a chi, come me, si è appassionato alla tematica dell’abitare sostenibile per aiutare le persone a respirare aria sana, pulita e salubre, non ammalarsi più, ed essere felici con le persone che si amano». Cosa possiamo chiedere di più dalla vita?

Nell’ultimo periodo ti sei specializzato nella progettazione del comfort abitativo con particolare attenzione all’inquinamento indoor. Da come nasce questo interesse?

« Se ne parla poco, ma oggi l’inquinamento indoor è almeno 5/6 volte più pericoloso dell’inquinamento che c’è là, fuori dalla finestra: dobbiamo infatti considerare che trascorriamo il 95% della nostra giornata in ambienti chiusi. Nel tempo, per me, parlare di questo tema è diventato sempre più un’urgenza, e pertanto alla fine del 2019 è uscito il mio libro che, non a caso, si chiama “Aria pulita”. E’ stato pubblicato in concomitanza del convegno che ho organizzato ad Aosta sul tema “Sensibilità ambientale e comfort abitativo” che, senza voler auto-elogiarmi, ha avuto un grande successo. Hanno infatti partecipato numerosi relatori e partner specializzati in tematiche legate all’inquinamento indoor, abbiamo riscosso un notevole interesse da parte dei molti medici e autorità presenti in sala».

Poi nei primi mesi del 2020 è iniziata la pandemia, la quale ha sicuramente acceso i riflettori sul tema della santificazione. Da esperto in materia come stai vivendo questa emergenza?

«La pandemia, ha portato i temi da me trattati al centro dell’attenzione mondiale e ha sicuramente accelerato un processo già in atto mettendo in evidenza ancor di più, il tema della salubrità degli ambienti interni. Come tutti gli innovatori io ero già avanti, parlavo di questo argomento da anni. La santificazione era l’up-grade dei miei impianti, che potevo proporre solo a clienti super-attenti alla propria salute e a quella dei familiari. Così, nel 2020, in piena pandemia ho scritto e pubblicato un altro libro, “Come Sanificare”. In quest’ultimo lavoro ho ripreso i temi del comfort abitativo, e parlato della qualità dell’aria. quest’ultima, oltre che sana, pulita e salubre, deve essere anche sanificata: ho cosi descritto le varie metodologie di panificazione attualmente disponibili. A dare conferma dell’importanza del tema anche da un punto di vista scientifico, la prefazione del mio libro, non caso, è stata curata da un medico».

Da quando è iniziata la pandemia è stato venduto di tutto per sanificare l’aria. Come si fa a distinguere un prodotto efficace da un prodotto inutile?

«Si deve partire da un concetto base e cioè che l’aria è invisibile. Non sappiamo cosa respiriamo, ma ce ne accorgiamo quando andiamo a fare una bella gita in montagna e rientriamo la sera sentendoci bene. Non c’è bisogno di spiegazioni: quel sentirsi bene è frutto di aver dato al nostro sangue ossigeno puro e magari se siamo stati vicino ad una cascata anche aria ionizzata. Per capire cosa stiamo respirando possiamo solfare delle misure con strumenti che ci permettono di monitorare l’andamento delle più pericolose sostanze e avere la consapevolezza di voler migliorare. Sui vari prodotti in commercio dobbiamo stare attenti alle sostanza cancerogene che vengono proposte come rimedio universale contro tutti i virus batteri. Nel libro “Come sanificare” ho dedicato spazio a tutti i temi. Lo scopo dei miei libri e del mio lavoro, è indirizzare. Mi propongo come consulente per progettare sistemi innovativi per migliorare la qualità dell’aria nelle abitazioni e negli uffici.

Ma a chi ti rivolgi?

« Quando si parla di inquinamento degli ambienti interni dobbiamo fare un distinguo. E’ vero che è importante migliorare la vita all’interno delle abitazioni, ma è ancora più importante fare azioni all’interno degli ambienti di lavoro, questo anche allo scopo di aumentare la produttività. Un ambiente di lavoro non salubre significa più mal di testa per i dipendenti, più allergie, un maggior numero di malattie. L’aumento della CO2 (anidride carbonica presente nella fase respiratoria) provoca sonnolenza, la formaldeide mal di testa e a lungo andare tumori. Poter dare agli imprenditori soluzioni per migliorare le condizioni dell’aria negli uffici e nei luoghi di lavoro, significa sul lungo periodo aumentare il benessere di chi lo ospita e se una persona sta bene in un posto di lavoro, non vuole più andar via. Si può intervenire su vecchie e nuove costruzioni e questo è il momento di farlo: il covid ha reso tutti molto più sensibili al tema dell’aria che si respira e gli incentivi statali sono il più grande regalo che lo stato poteva farci. A tal proposito, sono ancora molti quelli che non ne conoscono l’esistenza. ».

Vista l’attualità del tema, è facile immaginare che per te questo sia un momento di grande lavoro. Come sei strutturato?

«Sì, stiamo vivendo un momento di lavoro molto intenso. Nella sede dei Aosta siamo in 5 ingegneri, e siamo alla ricerca di nuove figure da inserire nel team e di nuove collaborazioni da sviluppare. Il nostro raggio di azione attuale comprende le province di Aosta, Torino, Milano, Brescia quindi l’idea è di aumentare la nostra presenza in questi territori con partner interessati a specializzarsi nel tema. Siamo sempre presenti alle fiere Maison&Loisir di Aosta e Restructura di Torino proprio per accrescere la nostra rete di collaborazioni».

Ma che tipo di collaborazioni?

«L’idea è di trovare partner e studi di progettazione nel Nord Italia che ci aiutino a divulgare il tema del comfort abitativo negli ambienti interni, e “coltivare” numerosi clienti fidelizzati. E’ importante il dialogo con professionisti allineati sul tema. Un domani, chissà, si potrebbe pensare anche ad un franchising. Sono anche un formatore di rete in Franchising e su diversi temi, quali la fiducia, il marketing, il problem solving. Uno sviluppo in questo senso non è quindi da escludere. Con umiltà, fiducia e una buona autostima si possono fare grandi cose.

INFO www.andrearotta.com

Youtube: Andrea Rotta Ingegnere

Your Health

5 Case Attorno al Mondo che Celebrano la Natura, Dentro e Fuori Cas

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1.Immergersi nella vita selvaggia, in Giappone

Dove: Hiroshima, Giappone
Architetto: Makoto Tanijiri e Ai Yoshida di Suppose Design Office

Gli architetti Makoto Tanijiri e Ai Yoshida hanno dotato questa piccola casa di mura trasparenti per integrarla completamente nell’ambiente circostante.
Circondato dalle pareti in acrilico trasparente si trova un open space fluido, le cui zone sono delimitate solo da griglie metalliche curvate e diversi livelli.
«L’idea di questo progetto era quella di sospendere una copertura leggera e sottile su una collina naturale, per creare un luogo dove le persone e gli animali potessero incontrarsi alla sua ombra», spiega Makoto Tanijiri.

Gli ambienti interni sono separati da pannelli metallici che permettono di vedere attraverso. Queste partizioni servono da linee guida per la disposizione dei mobili e per aiutare gli abitanti a mantenere un’atmosfera ordinata. I materiali leggeri e le forme organiche favoriscono una maggiore integrazione con il paesaggio.

Il bagno e i servizi igienici sono parzialmente nascosti sottoterra in modo che i padroni di casa possano avere più privacy grazie a una vista sul nulla, a parte il cielo.
In cucina il piano di lavoro è a livello del terreno esterno – e consente di ammirare i cervi al pascolo durante la preparazione dei pasti!

広島の小屋 - コンテンポラリー - 家の外観 - 他の地域 - SUPPOSE DESIGN OFFICE Co., Ltd. | Houzz (ハウズ)

2. Circondarsi da pareti rocciose, in Australia

Dove:
 Sydney, Australia
Architetto: Richard Cole di Richard Cole Architecture

Non è necessario volgere gli occhi al cielo per trovare l’ispirazione; in alcuni casi può trovarsi – letteralmente – sotto i nostri piedi. Certo, non è il massimo mettere in mostra uno strato di terra argillosa o un terreno sabbioso, ma al contrario la roccia sembra garantire un enorme impatto visivo quando viene utilizzata per costruire o decorare spazi abitativi.

Lo dimostra questa suggestiva abitazione a Waverton, un quartiere di Sydney. Anziché nascondere le fondamenta come qualsiasi altro elemento strutturale, l’architetto ha deciso di trasformarle in un elemento scultoreo che dona personalità all’ambiente interno.

Richard ha impiegato molto tempo per sviluppare un progetto capace di fondere la casa con il terreno del pendio roccioso dove sarebbe stata costruita. «Abbiamo progettato entrambi i livelli dell’edificio in modo da garantire strutture portanti solide, incorporandoli nel pendio come una sorta di caverna e sfruttando le viste panoramiche a sud e ad ovest», spiega. La roccia non fornisce solo le fondamenta, è anche parte degli interni, grazie ad alcune porzioni lasciate allo scoperto nel seminterrato e in uno dei bagni.

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3.Contemplare il cielo tra i boschi vicentini

Dove:Colli Berici, vicino a Vicenza, Italia
Architetto:Traverso-Vighy Architetti

Un rifugio immerso nella natura non deve per forza implicare una casa intera. A molti di noi piacerebbe disporre di un piccolo spazio nel quale poter leggere, ascoltare musica, o ammirare il panorama indisturbati.
Lo studio Traverso-Vighy Architetti ha risposto a questo desiderio realizzando un suggestivo spazio di 9 m² “annegato” nel bosco privato del cliente sui Colli Berici. Il proprietario è un imprenditore in pensione che desiderava una dépendance dedicata al relax nella propria casa vacanze. Il rifugio serve come sala lettura durante il giorno e come osservatorio sulle stelle quando cala il buio.

«La parte più difficile è stata trasportare gli enormi infissi nel bosco e poi installarli», spiega l’architetto Giovanni Traverso. «L’obiettivo era quello di lasciare completamente intatti gli alberi circostanti e costruire un volume di grande fascino, con sufficiente luce naturale in inverno e la giusta ombra durante l’estate».

Il rifugio è abbastanza piccolo, ma le ampie vetrate trasmettono la sensazione di uno spazio più grande dove ci si sente veramente a contatto con la natura. I grandi infissi sembrano sprofondare nel terreno e il vetro raggiunge il livello del suolo, circondando il rifugio lungo tutti i lati – così la vista ravvicinata delle foglie dà l’impressione che gli alberi siano proprio all’interno della stanza!

traverso-vighy Architetti, Alessandra Chemollo · Corte Bertesina · Divisare

4.Mimetizzarsi tra i campi danesi 

Dove: vicino a Skagen, Danimarca
Architetto: Mogens Kassow e Lise Kassow diKassow Arkitekter

Gli architetti hanno adottato il principio di mimetismo tipico della natura fondendo – quasi letteralmente – gli edifici con il paesaggio in un tutt’uno.
Questa casa vicino a Skagen, in Danimarca, progettata dagli architetti Mogens Kassow e Lise Kassow, è un ottimo esempio di come sia possibile attuare tale principio anche in architettura.

L’edificio sembra far parte dell’ambiente circostante: il tetto coperto d’erba e i pannelli in legno scuro rendono l’edificio praticamente invisibile. «È stato indispensabile evitare l’impressione che la casa si trovi in fondo a una cava, poiché qui vi è una depressione del terreno», dice Liza Kassow. «Le tre parti principali dell’abitazione sono distribuite su diversi livelli, e l’edificio sembra essersi sviluppato naturalmente in mezzo a questi campi. Fa una certa impressione: si può stare laggiù nell’ingresso e guardare il cielo e le colline dall’altra parte della casa».

In estate l’erba copre il tetto formando un tappeto di un certo spessore, che cattura il fresco notturno e lo rilascia all’interno durante il giorno, fornendo una protezione dal surriscaldamento quando il clima è molto caldo. Quando arriva l’inverno, l’erba si secca e si trasforma in fieno, che è dotato di proprietà di isolamento termico analoghe a quelle dei materiali sintetici usati di solito a questo scopo. La copertura fornisce quindi protezione termica supplementare, una caratteristica importante nelle zone con climi così rigidi.

Le Case di Houzz: Tetto Erboso e Vista sulle Dune dello Jutland

5.Godere di un biolago in una riserva naturale, in Spagna

Dove: Les Gavarres, Catalogna, Spagna
Architetto: ZEST Architecture

I limiti naturali di un sito e le conseguenti difficoltà progettuali spesso ispirano la ricerca di soluzioni architettoniche ingegnose. Lo studio ZEST Architecture era stato contattato per trasformare un vecchio casale fatiscente in una casa per le vacanze e per i fine settimana di una famiglia con due figli adolescenti. Ma a causa delle normative edilizie applicabili sul territorio di Les Gavarres, una riserva naturale della Catalogna, si doveva restaurare fedelmente l’edificio riportandolo alla sua condizione originaria.

«Volevamo integrare la casa nel paesaggio in misura maggiore rispetto a quanto lo fosse in origine, ma dovevamo intaccare il terreno il meno possibile poiché l’edificio si trova su una riserva naturale. Una soluzione valida era quella di creare un livello intermedio con una piscina: avremmo potuto costruire una piscina senza intraprendere lavori di scavo, lasciando intatto il suolo, e avremmo potuto utilizzare frammenti di ardesia, un materiale abbondante nella zona, per un ulteriore riempimento», racconta Co Govers, il fondatore di Zest Architecture.

«Utilizzando materiali da costruzione simili a quelli originari, come l’ardesia, abbiamo integrato perfettamente la casa con il paesaggio. Questo effetto si nota anche all’interno, grazie al colore grigio-verde dell’intonaco d’argilla che riduce il contrasto tra dentro e fuori».

«La piscina è un biolago, nel quale le piante e la ghiaia filtrano l’acqua», spiega Co Govers. «È abitata da varie specie di fauna selvatica: ci sono un sacco di rane, salamandre e libellule che liberare il bacino d’acqua dalle zanzare durante l’estate, e uccelli che vengono a lavarsi sul bordo a sfioro tutto l’anno. Le acque nere della casa vengono filtrate attraverso un canneto, così possono essere riciclate per l’irrigazione del giardino».